L’integrazione tra le prospettive psicologica, comunicativa e pedagogica
di Cataldo Giuliano Gemmano
Dipartimento di Scienze della Formazione, Psicologia, Comunicazione
Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”
I fattori dell’idoneità alla guida
Il termine “idoneità” fa riferimento al possesso delle qualità e delle capacità necessarie per svolgere l’attività di guida. L’esito della valutazione è idoneo oppure non-idoneo, non una gradazione che dica a quale livello di abilità ci si colloca. I principali fattori che vengono valutati generalmente e con diversi strumenti per verificare l’idoneità alla guida sono: requisiti fisici e motori; efficienza cognitiva; personalità; abilità su strada. Alcuni vengono presi in considerazione per il primo rilascio, altri per il rinnovo, altri ancora in relazione alla motivazione del ritiro della patente. In alcuni casi sembra facile valutare un requisito fisico: in assenza di visione non è possibile dare l’idoneità. Ma in casi di ipovisione o visione monoculare? In realtà non è così facile decidere. Spesso ci sono situazioni border-line che pongono il problema di stabilire delle soglie anche nei continuum fisici. Diventa dunque essenziale poter rispondere a specifici quesiti medico-legali. Dal punto di vista cognitivo occorre verificare se la persona valutata sia in grado di gestire la complessità degli stimoli e degli imprevisti della guida. In particolar modo, bisogna valutare le capacità attentive, in quanto un range di attenzione limitato non permette la dovuta concentrazione sulla strada per tutta la durata del viaggio, generando potenziali pericoli dovuti alla distrazione. Inoltre, la valutazione cognitiva comprende le capacità visuo-motorie, la prontezza di riflessi, i tempi di elaborazione e reazione a uno stimolo: tutti fattori per i quali sembrerebbe che un giovane sia più efficiente di un anziano, a parità di altre condizioni (Anstey et al., 2005). Ma l’efficienza cognitiva e i processi attentivi di un giovane che guida con lo smartphone in mano, ad esempio, sono meno efficienti di quelli di una persona anziana che coscienziosamente evita di usare il telefono e si concentra esclusivamente sulla guida. In questo esempio fa la differenza un importante fattore per la sicurezza stradale: la personalità. La personalità viene valutata solo nel caso in cui sia richiesto il rilascio della patente dopo che questa è stata tolta per alcool, droga o violazioni gravi. Diversi studi scientifici (Nichols et al., 2012) hanno dimostrato che alcuni tratti specifici come l’irritabilità, l’aggressività, la devianza sociale o la percezione di invulnerabilità, predicono performance alla guida negative. Ma la personalità non viene valutata per il primo rilascio e diventa un tema da approfondire solo dopo un episodio particolarmente significativo di violazione della norma. Inoltre, l’idoneità alla guida passa per la valutazione dell’abilità su strada, cioè la capacità pratica di usare l’auto e circolare, che in Italia viene valutata solo per il primo rilascio della patente, mentre in pochi altri Stati viene valutata anche per il rinnovo. Quando si fa una valutazione su strada, si suppone che sia la personalità sia le abilità cognitive facciano implicitamente parte della performance che viene messa in atto su strada, in quanto la persona porta tutto con sé quando si sottopone alla prova.
Il paradosso della valutazione
Purtroppo, le caratteristiche che il valutando mostra in fase di valutazione non sempre rispecchiano quelle che metterà in pratica in condizione non valutative. Diventa rilevante riflettere sulla differenza tra performance massima e performance tipica. In condizioni di valutazione, il soggetto fornirà la sua miglior prestazione, si impegnerà al massimo, si concentrerà su tutti gli stimoli, di certo non userà il telefono; inoltre mostrerà una personalità coscienziosa, non sarà aggressivo né irritabile, non sorpasserà, non andrà di fretta, e sicuramente non si presenterà alla prova sotto l’effetto di droghe o alcool, oppure dopo una notte insonne. Mostrerà la sua performance massima su tutti i fattori da valutare. D’altra parte, è probabile che il suo comportamento alla guida cambierà profondamente sia in termini di scelte sia in termini di prestazione quando sarà in auto nella vita di tutti i giorni e metterà in atto la sua performance tipica. Alcune ricerche hanno indagato la performance tipica attraverso metodologie più ecologiche, come quelle utilizzate nel “long road study” della Foundation for Traffic Safety (Ng et al., 2019) che consistono nell’applicare alle auto dei partecipanti dei dispositivi per monitorare i comportamenti alla guida per molti mesi. Dopo le prime settimane, il soggetto dimentica di essere in condizione di valutazione e attua la sua performance tipica. Questi dispositivi forniscono un’ottima misura, ma molto dispendiosa sotto tanti punti di vista, dai tempi ai costi richiesti. Bisogna, quindi, focalizzarsi sui metodi di valutazione con una maggiore fattibilità, individuando misure in grado di predire il rischio di incidenti stradali tra i test cognitivo-motori; test di personalità e prova su strada. Vari studi e review (Mano-son et al., 2007; Baiardi et al., 2019) hanno sottolineato che né le valutazioni psicologiche né le prove pratiche sono predittori degli incidenti reali. In quanto durante qualsiasi prova, sia pratica che psicologica, il soggetto cerca di dare il meglio per raggiungere il proprio obiettivo, non mostra le caratteristiche e la performance tipiche che avrà fuori dal contesto valutativo. Si apre, quindi, il paradosso della valutazione: cerchiamo di creare strumenti in grado di cogliere determinati aspetti, ma quando li misuriamo stiamo cogliendo il loro livello massimo, non il livello che sarà realmente impiegato nella vita di tutti i giorni.
Comunicare, formare e valutare i valori
È possibile rispondere ai limiti riscontrati nella valutazione anche attraverso la promozione di buone pratiche e attraverso la formazione: dalle strategie volte a comunicare e formare attraverso le prescrizioni del codice della strada, evidenziando cosa non si deve fare alla guida; alla sensibilizzazione verso le conseguenze, la conoscenza dei rischi e dei pericoli della strada, anche in una prospettiva medico-legale; fino alle tecniche comunicative basate su immagini e video shock, o sulle testimonianze dei sopravvissuti e il racconto delle loro storie. Tutti metodi che possono richiamare l’attenzione del guidatore verso la guida sicura e spingerlo a mettere in atto la sua performance massima, sebbene esista il rischio che questi messaggi non rimangano presenti nelle persone in modo permanente. Perciò occorre approfondire anche livelli di ragionamento e di metacognizione, puntando a promuovere e migliorare la nostra rappresentazione mentale della guida, il significato che ha per noi e i valori personali a essa associati. Questi fattori sono alla base dell’atteggiamento alla guida nella performance tipica. Un guidatore che pensa alla vita propria e altrui come valore di ordine superiore, che apprezza il valore del rispetto verso gli altri e anche il valore delle regole, sviluppando un approccio mentale coerente con i propri valori (Newnam et al., 2008), potrà ottenere un miglioramento non solo contingente al messaggio che riceve, ma un miglioramento costante nel tempo del suo comportamento. Un miglioramento di quella che diventerà la sua performance tipica. Il modo per comunicare e formare ai valori e all’approccio mentale alla guida passa dalla relazione con l’altro, rendendo rilevanti le metodologie orientate agli apprendimenti di gruppo. I valori si costruiscono, non si imparano, ed è possibile costruire solo vivendo, condividendo idee, entrando in contatto con schemi mentali nuovi e facendosi contaminare dai punti di vista altrui. Inoltre, alcune tecnologie sembrano essere nemiche della guida sicura se usate in concomitanza alla guida, ma possiamo sfruttare tutte le loro potenzialità per i nostri scopi, utilizzando l’elevato grado di coinvolgimento di simulatori e pratiche di gamification per veicolare apprendimenti mirati. Perciò diventa rilevante gestire il rapporto con la tecnologia attraverso un supporto esperto, che renda note le differenze tra il reale e il virtuale. Una differenza che deve essere compresa dal giovane guidatore, ma una differenza che risulta evidente a un giovane guidatore con profondi valori e un approccio mentale adeguato allo scopo. Viene a crearsi un processo ricorsivo in cui i valori vengono messi continuamente alla prova da nuovi stimoli tecnologici che abbassano l’efficienza cognitiva e l’abilità di guida, dalle caratteristiche di personalità, dal comportamento degli altri guidatori, dallo stato emotivo contingente; d’altra parte tutti questi fattori, allo stesso modo, possono essere mediati proprio dai valori, che permettono di controllare un comportamento-problema, in virtù dell’approccio mentale sviluppato.
In conclusione, ci restano luci ed ombre: restano i dubbi legati alla valutazione dell’idoneità alla guida in riferimento alla performance massima, ma si apre uno spiraglio relativo alla possibilità di indagare la rilevanza dei valori personali per la guida di tutti i giorni. A tal fine, l’integrazione tra i punti di vista psicologico, comunicativo e formativo può risultare centrale per migliorare la sicurezza sulle strade, valutando le performance in prospettiva psicologica, sensibilizzando e divulgando gli aspetti medico-legali (quindi forensi) della guida sicura e formando la persona più che il guidatore.
Riferimenti
Anstey, K. J., Wood, J., Lord, S., and Walker, J. G. (2005). Cognitive, sensory andphysical factors enabling driving safety in older adults. Clinical Psychology, Rev.25, 45–65
Baiardi, S., & Mondini, S. (2019). Inside the clinical evaluation of sleepiness: subjective and objective tools. Sleep and Breathing, 1-9.
Man‐Son‐Hing, M., Marshall, S. C., Molnar, F. J., & Wilson, K. G. (2007). Systematic review of driving risk and the efficacy of compensatory strategies in persons with dementia. Journal of the American Geriatrics Society, 55(6), 878-884.
Newnam, S., Griffin, M. A., & Mason, C. (2008). Safety in work vehicles: a multilevel study linking safety values and individual predictors to work-related driving crashes. Journal of Applied Psychology, 93(3), 632.
Ng, L., Man, C., Crowe, C. L., Andrews, H. F., & Hill, L. L. (2019). The Association of Frailty with Driving Habits Among Older Adults: AAA LongROAD Study. AAA Foundation for Traffic Safety.
Nichols, A. L., Classen, S., McPeek, R., & Breiner, J. (2012). Does personality predict driving performance in middle and older age? An evidence-based literature review. Traffic injury prevention, 13(2), 133-143.