Il progetto Comunicare Sicurezza

di Luigi Cazzato

Dipartimento di Scienze della Formazione, Psicologia, Comunicazione
Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”

L’ISTAT (2018) ha rilevato che il 90% degli incidenti stradali siano da imputare al fattore umano. Se così è, più che quello tecnico e ambientale, è questo fattore a incidere enormemente sulla sicurezza stradale. Di conseguenza, è dirimente indagare il fenomeno da una prospettiva psicologica e comunicazionale, al fine di accrescere la consapevolezza dei guidatori, e dei cittadini nel loro insieme, in ordine alle cause dell’incidentalità stradale.

Comunicare Sicurezza è un progetto nato in collaborazione fra il Master in Giornalismo dell’Università di Bari, di cui ho la responsabilità di coordinare insieme al Direttore Lino Patruno, e ASSET (l’Agenzia Regionale strategica per lo Sviluppo Ecosostenibile del Territorio, diretta dall’Ing. Elio Sannicandro). Come evoca l’ambivalenza del titolo del progetto, si vuole sia trovare il modo giusto per comunicare il tema della sicurezza stradale sia il modo giusto per trasferire sicurezza nei cittadini, tanto nella veste di guidatori quanto in quella di non guidatori. È un progetto che ha l’obiettivo di promuovere il tema della sicurezza stradale almeno in due dei tre fronti su cui è impegnata l’attività accademica: il fronte della ricerca e il fronte della cosiddetta “terza missione”, ovvero del dialogo con la società, al fine accrescere il generale livello di benessere e consapevolezza civile della società. Ecco, il nostro progetto mira ad elevare il tasso di questa consapevolezza civile fra gli automobilisti della nostra regione, sia fra le persone mature che sono quelle che, per ovvie ragioni quantitative, provocano più incidenti, sia fra i più giovani, i neopatentati che, per ragioni di tutt’altro genere, contribuiscono più di quanto atteso al tasso di incidentalità.

Pertanto, ci siamo mobilitati in due campi di azione:

  • nel campo formativo (scientifico-culturale) attraverso i saperi disciplinari del nostro dipartimento, quali la semiologia, la sociologia e la pedagogia;
  • nel campo informativo (comunicazionale) attraverso un piano di comunicazione che vede impegnati i docenti e gli allievi del master nella confezione di prodotti giornalistici tradizionali e innovativi: dalla multimedialità, al web e alla carta stampata.

Una delle tre principali cause degli incidenti, oltre l’eccesso di velocità e le manovre irregolari, è la distrazione. Su questo aspetto, gli psicologi avranno dati e analisi importanti da far valere. Per quello che concerne il mondo della comunicazione attanagliato dai nuovi device, forse, parlare del demone del multitasking sarebbe utile. Questo demone è diventato non a tre ma a ben dieci teste da quando abbiamo nelle nostre mani lo smart phone, che richiama la nostra attenzione ogni santo o dannato secondo. In qualche modo possiamo dire che questo demone stringe alla gola la comunicazione tout-court, dominata da device che sono diventati oramai appendice del nostro corpo. Insomma, in una battuta, potremmo dire che quando avremo imparato a fare un coretto uso di questo strumento, avremo se non risolto almeno affrontato gran parte dei problemi: sia della sicurezza stradale sia di quelli, per quanto riguarda la comunicazione giornalistica, della sicurezza informativa, che è un argomento che ci porterebbe più lontano del dovuto in questa sede.

Tuttavia, una breve riflessione sul tema mediologico potrebbe essere vantaggiosa. Già negli anni ’70 si cominciò a parlare di ecologia dei media (Postman, 1970): questa espressione rinvia al fatto che i mezzi, le modalità e le tecnologie di comunicazione formano un vero e proprio ecosistema in cui noi esseri umani ci troviamo immersi e che, lungi dal fungere solo da mezzo di comunicazione, questo ecosistema plasmerebbe la nostra vita quotidiana e la nostra stessa percezione della realtà. A tal, proposito, si parla di “migrazione digitale” (Cantoni-Botturi-Succi, 2007): il riferimento è al fatto che chi non è nativo digitale è costretto a migrare dalla sua patria analogica allo spazio straniero del digitale. Tuttavia, la novità in cui siamo immersi da alcuni decenni è che si tratta di un sistema, ovvero un ecosistema mediale, sempre in divenire. Per cui tanto gli “immigrati digitali” quanto i “nativi digitali” subiscono questo continuo flusso di cambiamenti, col risultato che veniamo disorientati tutti quanti: migranti e nativi. Occorre quindi un continuo ri-orientamento. Conclusione: forse siamo tutti migranti digitali, poiché bisognosi di continua alfabetizzazione. Si parla anche di “dieta mediatica” (CENSIS-UCSI, 2002). Da una parte c’è l’esposizione a una quantità crescente di informazione ovvero a un sovraccarico informativo continuato, una sorta di bulimia di dati che ci spingerebbe a commettere errori di distrazione e a prendere decisioni non ponderate. Dall’altra parte, si può parlare di astinenza mediatica quando, abituati alla continua scarica di adrenalina provocata dalle notifiche dei vari device, in assenza di quest’ultima proviamo una sorta di vuoto o noia. Conclusione: finiamo per rispondere in modo automatico, compulsivo, e ad accogliere con piacere queste interruzioni nelle situazioni più anomale, anche alla guida di un’autovettura.

In conclusione, siamo immersi in un ecosistema comunicativo tale da rendere arduo il raggiungimento di un equilibrio fra la progressiva crescita della capacità cognitiva legata allo sviluppo delle nuove tecnologie e la progressiva decrescita della capacità di concentrazione su e controllo di tutte le nostre azioni quotidiane, far cui quella della guida. Questo nostro studio vuole essere un contributo alla ricerca di questo equilibrio.

Riferimenti

CENSIS-UCSI (2002). Quinto rapporto sulla comunicazione in Italia. 2001-2005. Cinque anni di evoluzione e rivoluzione nell’uso dei media. Milano: FrancoAngeli.

Cantoni, L., Botturi, L., & Succi, C. (2007). E-learning. Capire, progettare, comunicare. Milano: Franco Angeli.

ISTAT (2018). Incidenti stradali. www.istat.it/it/files//2018/07/Incidenti-stradali_2018.pdf

Postman, N., (1970). The Reformed English Curriculum. In Eurich, A. C., (Ed.) High School 1980: The Shape of the Future in American Secondary Education. New York: Pittman.

Postman, N. (1979). Teaching as a conserving activity. Instructor, 89, 4.

Postman, N. (1983). Ecologia dei media. L’insegnamento come attività conservatrice. Roma: Armando Ed.