Sicurezza sulle strade ogni giorno, in tutti i Paesi europei. Il 6 maggio ricorre la giornata europea della sicurezza stradale, istituita con l’obiettivo di cancellare la scia di sangue lungo le arterie urbane e le bretelle a scorrimento veloce.
L’Unione europea punta a dimezzare il numero dei morti e dei feriti gravi entro il 2030, stando al piano d’azione strategico della Commissione sulla sicurezza stradale, in linea con il quadro politico relativo ai piani di sicurezza stradale che mirano ad azzerare le vittime della strada entro il 2050 (Vision Zero).
In vista del 6 maggio, la Commissione europea lo scorso 28 marzo ha pubblicato il report preliminare sulle vittime della strada per il 2021: si stima che siano state 19.800, mille in più (+5%) rispetto al 2020, anno della pandemia da Covid-19 con restrizioni anche sulla circolazione stradale, e quasi tremila in meno (-13%) rispetto al 2019. Diminuzioni di oltre il 20% in Danimarca, Belgio, Portogallo, Polonia e Lituania, mentre negli ultimi due anni in Lettonia, Slovenia e Finlandia c’è stato un aumento. In media, guardando agli ultimi 10 anni, c’è stato in calo del 36 % degli incidenti.
“Ogni morte sulle nostre strade è evitabile. Man mano che i livelli di traffico tornano alla normalità, dobbiamo assicurarci di non tornare al numero di morti pre-pandemia sulle nostre strade”, ha detto la Commissaria per i Trasporti, Adina Vălean. “Ci adopereremo attraverso finanziamenti, legislazione e sensibilizzazione per contribuire a realizzare il ‘sistema sicuro’ di infrastrutture, veicoli più sicuri e a garantire una migliore assistenza post-incidente. E’ una responsabilità condivisa con gli Stati membri, l’industria e gli utenti della strada”, ha sottolineato.
Stando a quanto emerge dal report, la media dell’Ue nel 2021 è stata di 44 morti in strada per milioni di abitanti. Le strade più sicure sono in Svezia (18 morti per milione di abitanti), mentre è la Romania a registrare il tasso più alto nel 2021 (93 morti per milione). Nove Paesi (Danimarca, Germania, Irlanda, Cipro, Lituania, Malta, Polonia, Portogallo e Svezia) hanno avuto il numero più basso mai registrato di vittime della strada nel 2021.
Il 52% degli incidenti stradali è avvenuto lungo strade extraurbane, il 40% nelle aree urbane e l’8% sulle autostrade. Quanto alle vittime, dai dati emerge che gli occupanti delle auto, tra conducenti e passeggeri, sono stati il 43% , i pedoni il 20%, gli utenti di motociclette e ciclomotori il 18% e i ciclisti il 10%.
Gli over 65 hanno rappresentato più di un quarto (28%) delle morti avvenute su strada, ma in proporzione sono i giovani le principali vittime: il 12% aveva tra i 18 e i 24 anni.
L’Ue, lo scorso marzo, ha lanciato l’allarme per la diminuzione dei controlli su strada finalizzati alla verifica dell’uso delle cinture di sicurezza, del rispetto dei limiti di velocità così come della guida in stato di ebbrezza e con l’uso del telefono.
A suonare il campanello è stato il Consiglio Europeo per la Sicurezza dei Trasporti (Etsc), in base ai dati raccolti tra il 2010 e il 2019.
“Migliaia di vite potrebbero essere salvate ogni anno se i conducenti si attenessero alle regole in vigore sulla guida”, ha detto la direttrice politica dell’Etsc, Ellen Townsend. “Senza sforzi regolari visibili e ben comunicati per far rispettare la legge l’Europa non raggiungerà il suo obiettivo di dimezzare i morti e i feriti gravi sulla strada entro il 2030. I governi nazionali devono agire ora, e l’UE può fare la sua parte, assicurandosi che le infrazioni stradali transfrontaliere siano regolarmente monitorate”, ha affermato.
Il report evidenzia che i controlli su strada per la guida in stato di ebbrezza sono diminuiti in otto Paesi e aumentati in cinque. In altri 13 Paesi è stata accertata la mancanza di raccolta del numero dei controlli, utile ai fini del monitoraggio.
In diminuzione anche i controlli sull’uso del cellulare alla guida in 14 Paesi.
Da un sondaggio pre-covid del 2018 emerge che appena il 23% degli europei ritiene ci sia la probabilità di subire controlli per la guida in stato di ebbrezza durante un viaggio. E che l’applicazione delle norme è efficace solo quando c’è la percezione del concreto rischio di essere sottoposti a controlli.
Per quanto riguarda i controlli sui limiti di velocità, c’è stato un aumento del numero delle multe in 21 Paesi. Va sottolineato che la Svezia ha un numero 100 volte più elevato di autovelox per milione di abitanti rispetto alla Repubblica Ceca.
Sul fronte della verifica dell’uso delle cinture di sicurezza, sono ancora in pochi ad allacciarle quando sono sui sedili posteriori. In in Italia solo l’11%, in Germania il 99%.
Una panoramica in Italia è offerta dall’Osservatorio ASAPS, l’Associazione dei sostenitori e degli amici della Polizia stradale, nata nel 1991, che oggi conta 13mila soci. Stando al report del 2021 elaborato partendo dai dati della Polizia stradale, sono stati 1.017 gli episodi di pirateria stradale gravi, mentre l’anno precedente 892 (+14%). I morti sono stati 110 e 1.141 i feriti, nel 2020 rispettivamente 92 e 1.037, con un aumento del 19,6% e del 10%.
Gli incidenti sono avvenuti nell’88,7% dei casi di giorno e l’11,3% in orario notturno. Quelli mortali salgono al 22,9% di notte e scendono al 77,1% di giorno. In più della metà dei casi (56,9%) il pirata viene individuato dalle forze di polizia. Le ‘piratesse’ sono state solo 70, in pratica il 12,1%. I ciclisti vittime mortali di pirati sono stati 16 e 159 i feriti, i pedoni deceduti sono stati 53 e i feriti 346. Mentre nel 2020 i ciclisti morti sono stati 12 e i pedoni uccisi 50.
Quanto agli automobilisti risultati positivi all’alcol o alla droga sono stati il 13,8%. Il report contiene informazioni anche sulle omissioni di soccorso: il numero maggiore è stato registrato anche nel 2021 in Lombardia con 171 episodi con morti o lesioni gravi, a seguire il Lazio con 91, l’Emilia Romagna con 88, la Campania con 87, il Veneto con 80, la Toscana 78 e Puglia 76.
L’ASAPS ha analizzato il periodo che va dal 2012 al 2021 e stando al report sono stati “1.170 i lenzuoli bianchi stesi sull’asfalto a causa del più bieco dei comportamenti umani sulle strade, la fuga dopo l’investimento o lo scontro”. I feriti sono stati 12.090 nei 10.370 episodi con conseguenze gravi. Nel 65% dei casi, i morti si contano fra pedoni e ciclisti. Nei casi mortali la percentuale degli identificati dalle forze di polizia sfiora il 70%. Le cause della fuga – spiega l’Associazione – sono la mancanza della assicurazione, conducenti ubriachi o drogati, paura di perdere la patente o delle reazioni dei parenti.
Facendo una media nei 10 anni, si arriva a 117 morti l’anno: il numero più alto, 130, è stato registrato nel 2012 e quello più basso, 92, nel 2020 anno della pandemia da Covid-19.
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